Dal cinema alla Lingua dei Segni

Linguaggi che si incontrano

Premessa

Il cinema ha un suo linguaggio, una sua grammatica. Un primo piano conferisce un significato, così come un piano medio ne può conferire un altro. Una scena può essere accompagnata da dialoghi, da una colonna sonora. Il silenzio al cinema, si dice, non esiste. Una scena può non avere dialoghi, ma di certo ci saranno dei suoni a catturare l’attenzione. Ma che importanza hanno i suoni? E se i suoni non ci fossero? 

I suoni, secondo Michael Chion* avrebbero non solo un “valore aggiunto” ma anche molte facce: prestano il contesto alle immagini proiettate, fornendo una guida allo spettatore, ma possiedono anche la capacità di colmare lacune.

Chion cita inoltre la musica come secondo punto chiave del suono. La musica può essere usata in due modi nel film: empatica (seguendo i ritmi, il tono e l’emozione della scena con cui viene presentata) o “anempathetic” (musica che procede costantemente, indifferente alla scena che presumibilmente rappresenta).

Cosa succede quando il cinema incontra il linguaggio dei segni? E quando sia durante la produzione che in post-produzione si viene affiancati da ricercatori non-udenti e sordi dalla nascita, come cambia il processo di editing? Come viene ripensata la grammatica del cinema?      

Come produttrice del documentario “We Where There …We Are Here” mi sono interrogata su alcune questioni abbastanza delicate: E’ il documentario il mezzo giusto per rappresentare alcune storie invisibili? In circostanze in cui i produttori lavorano con persone non udenti, come si può garantire che i soggetti vengano rappresentati nel modo giusto? Chi è il pubblico e qual è lo scopo previsto per realizzare un documentario del genere?

1. Come nasce il progetto.

Il documentario “We Were There … We Are Here” nasce all’interno di Sign-Hub, progetto quadriennale finanziato dall’ Unione Europea (Horizon 2020), che ha coinvolto sette Paesi (Danimarca, Spagna con Catalogna, Francia, Israele, Italia, Paesi Bassi e Turchia) e otto Lingue dei Segni.

Tutte le interviste sono state realizzate da ricercatori non-udenti di diverse università europee e non. Un altro team di ricercatori ha affiancato il lavoro durante le interviste sul campo.

È necessario sottolineare che il ruolo svolto dal team dei ricercatori non-udenti è stato cruciale nella realizzazione di questo film.

Il team Turco che si è occupato di organizzare e produrre il documentario è composto da un gruppo di ricercatori e professori del Dipartimento di Linguistica della Boğaziçi University (Istanbul). La produttrice turca Berrak Uz, ha all’inizio del progetto supportato il team e introdotto l’editore Affan Taner.

2. Le varie fasi del documentario

Per completare il documentario, abbiamo seguito alcune attività standard:

  • Incontri organizzativi ogni settimana.
  • Selezionare le interviste, precedentementte condotte. L’ammontare delle ore delle interviste è stato di 175.
  • Le 137 interviste sono state condotte in cinque nazioni: Germania, Italia, Spagna, Turchia, Paesi Bassi. A questo materiale si è poi aggiunto del materiale di repertorio ottenuto dalla Francia e da Israele.
  • Tutte le interviste hanno avuto come base un questionario pre-definito 
  • Data la quantità del materiale, la produzione ha deciso di selezionare determinati argomenti. A ciascun team di Lingua dei Segni è stato chiesto di selezionare frammenti dalle loro interviste in base agli argomenti scelti.
  • Il documentario si conclude con una poesia in International Sign (IS) del poeta Spagnolo Miguel Ángel Sampedro Terrón come omaggio agli anziani della comunità internazionale dei non-udenti.
  • L’idea di utilizzare l’International Sign (IS) è stata decisa per raggiungere un pubblico più vasto.
  • Una delle sfide che abbiamo sperimentato nella fase di post-produzione è stata quella legata agli arrangiamenti musicali.
  • Dopo esserci consultati con alcuni colleghi non-udenti, abbiamo deciso di evitare qualsiasi tipo di musica e voice-over. L’idea, fin dall’inizio, è stata quella di concentrarsi solo sugli attori del documentario, e di usare dei semplicissimi e minimi effetti sonori tra le diverse sezioni stabilite.
  • Nota sul Trailer: la colonna sonora usata non fa parte del documentario. La scelta di inserire le musiche nel trailer è una decisione – contestabile – presa da me come esperimento. Ci sarebbe da discutere anche su questo, perché la musica copre totalmente la voce e ei suoni degli intervistati.

Il documentario è stato presentato in anteprima durante la conferenza annuale “FEAST – Formal and Experimental Advances in Sign Language Theory” il 24 giugno 2020.

*Michel Chion. “The Audiovisual Contract: Projections of Sound on Image.” In  Audio-Vision: Sound on Screen. New York: Columbia UP, 1994.

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